Grazie e Destino, Jennifer L. Armentrout. Recensione.


“Avevo sentito le ultime parole di Zayne.

L’avevo visto esalare l’ultimo respiro.

Avevo sentito la cordicella che ci legava

in quanto difensore e autentica strapparsi dentro di me.

Era morto.

L’avevo visto morire.

Eppure era proprio lì, davanti a me,

e io sentivo un profumo di neve appena caduta e di menta…

Di menta fredda.”

 

 

TUTTE LE MAGIE POSSONO ESSERE USATE PER COSE GRANDI E COSE TERRIBILI

 

Trinity Marrow ha perso la battaglia e il suo amato Difensore. E adesso, anche se al suo fianco si sono schierati sia i Guardiani che i demoni, potrebbe perdere la guerra contro il Messaggero.

Riportare Lucifero sulla Terra per combattere contro quell’entità malvagia è probabilmente una pessima idea, ma non ci sono alternative… e l’ultimo Angelo Caduto rimasto è anche l’unico che con il suo immenso potere potrebbe forse ribaltare un risultato che appare ormai scontato.

Così, mentre Trin e Zayne forgiano un nuovo e ancor più pericoloso legame, Lucifero scatena l’inferno sulla terra e all’orizzonte si profila minacciosa l’apocalisse. Il mondo è sull’orlo del baratro, la fine è vicina, e ormai rimane una sola certezza: che le forze del Bene vincano o perdano, nulla sarà mai più lo stesso.

 

In libreria per HarperCollins il 18 novembre – 16.90 euro, 432 pagine

Traduzione di Alice Casarini

 



Si conclude con questo romanzo la nuova trilogia di Jennifer L. Armentrout The Harbinger.
Così come nel capitolo precedente, anche in questo la trama riprende da dove si era interrotta e cioè con Trinity che vaga cercando di capire cosa fare dopo la morte di Zayne, almeno fino a quando lo stesso non le appare davanti in un parco. Il ragazzo è tornato sulla Terra, ma ora è un Angelo Caduto con significativi problemi di memoria e di gestione della rabbia.
Essendo ormai tutto il gruppo perfettamente informato sui piani di Gabriel, e come questo intenda attuarli, hanno il tempo necessario per concentrarsi su altre situazioni, per esempio come cercare di salvare Zayne da se stesso, obiettivo che occupa la prima parte del romanzo.
Zayne mi fissava dall’alto, con occhi troppo azzurri per essere veri, troppo freddi per essere suoi.
“Zayne” sussurrai.
Lui non si mosse. “Quel coso stava per ucciderti.”
Il mio cuore prese a battere all’impazzata. “Probabilmente sì”
Zayne piegò la testa. “Non potevo permetterlo.”
Era una buona cosa. Anzi, un’ottima cosa. Cominciai a sentirmi inondata dal sollievo…
“Se devi morire” continuò lui, “allora mi pare appropriato che sia per mano mia:”
La relazione tra i protagonisti, nonostante gli ovvi problemi iniziali, sembra più solida che mai e in nessun caso viene messa in discussione, né le vengono date particolari occasioni di tentennamento poiché ogni distacco tra i due (compresa la morte dello stesso Zayne) dura non più di un paio di giorni.
Il momento dello scontro con Gabriel arriva dopo molte discussioni, più che veri e propri allenamenti e preparazioni tecniche, sul termine del libro. I due schieramenti vedono mettere in campo ogni possibile strategia e il tutto si conclude con l’intervento del proverbiale deus ex machina che risolve la situazione, nonostante i mille inutili sforzi dei protagonisti in questo senso.
Il personaggio di Trinity si conferma uguale ai capitoli precedenti, non necessariamente un male, poiché viene rispettata la crescita senza esacerbarla. Trinity rimane infatti una ragazza combattiva e determinata con chiari obiettivi da perseguire e che non crolla nonostante il resto del mondo lo faccia. Rispetto al primo incontro è finalmente disposta a non agire d’impulso, a pensare e ragionare sulle sue azioni prima di compierle.
“Era il mio dovere di Autentica, il momento che avevo sempre aspettato, ma non ero sicura di riuscire a sconfiggere Gabriel da sola. Era per quel motivo che Roth e Layla stavano cercando di portare Lucifero sulla terra. E che il Trono aveva detto che avevo bisogno di Zayne per sconfiggere Gabriel. Dovevo elaborare un piano nel caso in cui l’impresa di Roth e Layla non fosse andata in porto, ma Zayne… adesso aveva la priorità”

Il ricordo della malattia genetica che la contraddistingue è sempre presente, nonostante la trama le offra occasioni per liberarsene, come l’introduzione di una guarigione miracolosa, opportunità facile da cogliere. Trinity rimane fedele a se stessa e questo la rende sempre più tridimensionale.
Il vero cambiamento, sia fisico che emotivo, lo ha Zayne. Il suo ritorno come Angelo Caduto l’ha profondamento cambiato, non solo ora è più forte, più veloce e con le ali piumate, ma è anche più sicuro di sé e un po’ più arrogante, tuttavia mantiene quella dolcezza e tutti i piccoli dettagli che lo rendono unico. Il mutamento è comunque palpabile fin dal primo momento del suo rientro in scena e sebbene all’inizio destabilizzi segue ottimamente lo sviluppo narrativo.
La relazione dei protagonisti rimane ovviamente il centro della trama e mantiene i suoi connotati positivi caratterizzati da due persone che, nonostante le ovvie preoccupazioni, hanno sempre piena fiducia nelle capacità reciproche. Trinity e Zayne, infatti, si sostengono a vicenda e affrontano i disaccordi discutendone in modo costruttivo.
Lo stile della Armentrout, come sempre, è scorrevole e chiaro, arricchito da meticolose descrizioni di quanto avviene e di ciò che circonda i personaggi, ma che tuttavia non risultano particolarmente pesanti.
Il libro conclude la tipologia (trilogia?) in maniera positiva, riservando alcuni colpi di scena, in taluni casi, prevedibili, che però si incastrano perfettamente negli eventi. L’unica pecca del filo narrativo è rappresentata dal modello “vincente” che la Armentrout continua a proporre, dove è difficile non notare le somiglianze fra le diverse opere.
In conclusione, questo terzo libro regala una congrua conclusione alla trilogia, non lascia né l’amaro in bocca né insoddisfazione, soprattutto fornisce un’idea chiara sulle prossime avventure dei personaggi, qualora la scrittrice decida di scriverle.
“Se abbiamo accelerato la fine del mondo, lo sapremo perché arriveranno loro.”
Un brivido mi scese lungo la schiena “E chi sarebbero loro?”
“I Cavalieri.” Roth fece un sorriso teso. “Arriveranno sui loro destrieri. Ecco come lo sapremo.”
“Ah.” Quasi mi sedetti sul pavimento “Okay. Terrò gli occhi aperti nel caso arrivasse un tizio su un cavallo bianco.”
Sicuramente il successo di questa opera può essere attribuito a una serie di personaggi già collaudati, sia nei capitoli pregressi di questa trilogia sia in quelli della trilogia Dark Element.
Un libro sicuramente da leggere, anche per trovare risposte a domande lasciate in sospeso negli altri volumi.







JENNIFER L. ARMENTROUT

Autrice al vertice delle classifiche del New York Times di USA Today, oltre a scrivere romance con lo pseudonimo di J. Lynn si è cimentata con successo nei generi Young e New Adult, fantascienza e fantasy. Attualmente vive a Martinsburg, West Virginia. Con HarperCollins ha pubblicato le serie Covenant, Titan e Dark Elements, di cui la serie The Harbinger è l’appassionante spin-off. Dopo Rabbia e rovina e Tempesta e furiaGrazia e destino è l’esplosivo finale della trilogia dedicata a Trinity e Zayne.



SERIE HARBINGER


TEMPESTA E FURIA

RABBIA E ROVINA

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