Titolo: La Modista di Bombay
Autore: Estelle Hunt
Serie: Amori di fine secolo vol.2
Genere: Storic Romance
Editore: Hope Edizioni
Pagine: 553
India, Bombay, 24 ottobre 1892
Il monsone si sta ritirando, quando il piroscafo Osiris attracca al porto di Bombay.
Insieme a mercanti, cartografi, militari e gentildonne inglesi, ne discende una giovane vedova proveniente da Liverpool. Sguardo fiero e maniere raffinate, Kathleen Allelby ha attraversato il mare per realizzare il sogno di aprire una boutique nella città indiana. Non tutto ciò che afferma, però, corrisponde al vero. Il suo passato è segnato da violenza e abusi, per questo motivo ha intrapreso un viaggio che mettesse più distanza possibile tra lei e l’Inghilterra. Desidera solo poter ricominciare da capo ed essere libera, ma, quando proprio il passato la raggiunge in quell’angolo d’Impero, si convince che per lei non potrà mai esserci alcuna possibilità di riscatto.
Per il capitano Adrian Hayter, l’Esercito è la vita. Crede nella Patria, nell’Onore e nella Disciplina. Figlio di un eroe di guerra, ha lavorato duramente per ottenere rispetto e ubbidienza. Tuttavia, le sue origini sono da sempre oggetto di indiscrezioni e maldicenze, ed è quindi imperativo per lui agire con prudenza, affinché nulla possa macchiare la sua reputazione. Incontrare a Bombay l’unica donna che desidera, ma che non può avere, costituisce una tentazione contro la quale sarà costretto a combattere.
Le regole della società li dividono, ma a unirli è un sentimento capace di mettere in discussione ogni loro certezza. Tra i colori e i profumi dell’India coloniale, un uomo e una donna rivendicano il loro diritto di vivere.
Ma tutto ha un prezzo, anche l’amore.
Kathleen Allelby non sta attraversando un bel periodo. In poche settimane ha perso i genitori, con i quali aveva un rapporto di sincero affetto e complicità; ora è costretta a lasciare la campagna inglese, dove ha sempre vissuto, e a trasferirsi a Londra: le sue abilità con il cucito dovrebbero garantirle un lavoro sicuro presso una rinomata sartoria. Fin dalle prime pagine sono stata investita dalla disperazione che coglie la giovane: l’attende un destino sconosciuto e, sola, deve abbandonare gli affetti della sua infanzia e i luoghi che l’hanno vista crescere e che porterà sempre nel cuore. È struggente questa emozione, Kathleen non scorderà mai i paesaggi della Huntingdonshire e le piacevoli e serene giornate passate con i genitori e gli amici e vi assicuro che nel corso del romanzo questa nostalgia sottile e persistente rimane sullo sfondo e personalmente mi ha dato il senso di quanto profondo sia l’animo della giovane.
Purtroppo al suo arrivo nella capitale si scontra con il lato peggiore della città e la sua vita cambia ancora drasticamente; viene però “salvata” da Julian Severn, Marchese di Newbury… Vi ricorda qualcuno, vero? Sì, perché Estelle Hunt ci ha fortunatamente regalato un’altra storia della serie “Amori di fine secolo”, raccontandoci questa volta le avventure di Kathleen ed Adrian. E che avventure, ragazze!
In questa prima parte saltano agli occhi le emozioni di Kathleen: rabbia e rassegnazione, nostalgia ed accettazione: sicuramente non è questa la vita che Kathleen aveva immaginato per sé, ha dovuto rinunciare a tutto quello in cui credeva, ma come le dice la sua nuova amica Valéry, deve “affrontarla a viso aperto e con pugni chiusi” se non vuole esserne sopraffatta. Il mondo in cui la introduce Julian è completamente nuovo e ciò che il marchese vuole da lei inizialmente la turba, ma con il tempo le cose si sfumano e cambia la prospettiva da cui la giovane le osserva.
Una sera, a una festa, sente su di sé gli occhi di un bellissimo uomo, che fissa a sua volta. È il terzogenito del barone di Leeds, un militare che difende gli interessi dell’Impero; il capitano Adrian Hayter, sicuro di sé, sembra prendersi gioco di tutta quella nobiltà indolente. Kathleen non riesce a spiegare l’agitazione che la coglie ogni volta che incrocia lo sguardo bruciante del capitano e anche se le occasioni non sono frequenti, sembra che un filo invisibile unisca i due giovani.
“Kathleen si alzò con le gambe che tremavano, lui la seguì gettandole addosso la propria imponenza. Lei fissò la cravatta scura che stringeva il colletto inamidato della camicia e la catena dell’orologio da tasca che creava un arco d’argento sul panciotto antracite; la giacca gli tirava le spalle ampie e i calzoni… Sollevò di scatto lo sguardo sul suo volto scolpito: un macigno, duro, inamovibile e tagliente, ecco cosa le ricordava, ma si trattava pur sempre di una roccia a cui aggrapparsi.”
Dovete sapere che in genere mi piacciono le storie che prendono subito piede, in cui i due protagonisti interagiscono tra di loro fin dalle prime pagine. In questo libro bisogna arrivare quasi a un terzo prima di trovare il primo vero dialogo tra Adrian e Kathleen: in precedenza c’erano stati sguardi ardenti e poche parole rubate; eppure mi sono bevuta anche questa prima parte, perché lo stile di quest’autrice è ammaliante e il registro adottato nei suoi storici si adatta perfettamente al periodo. Si riscoprono parole antiche, mentre la preparazione storica è notevole: vengono menzionati nomi, luoghi e abitudini di fine Ottocento con una certa puntualità e ciò rende la lettura ancora più appassionante e interessante.
Sappiate che in certi momenti ho odiato Julian! Vi pare possibile?! Chi ha letto Emmeline e la recensione che ne ho fatto, sa bene quanto abbia sofferto per quei due personaggi, ma in questo romanzo, con la prospettiva di Kathleen, mi è parso quasi crudele; disperato, ma crudele.
E finalmente Kathleen è libera; libera di cambiare vita, di essere padrona del suo destino. Dopo l’esperienza traumatica di Londra, ora desidera nuovi orizzonti e l’India, che ha conosciuto nei tanto amati libri che ne raccontano le meraviglie, le sembra un buon posto dove ricominciare. L’addio tra Kathleen e Valéry è commovente: la vera amicizia nata tra queste due donne così diverse tra loro mi ha toccata. Le parole usate dall’autrice anche in questo caso sono splendide e raccontano con grande profondità la realtà che Kathleen sta per vivere; evocano perfettamente la nostalgia per quelle amicizie che sono state importanti nelle nostre vite, ma che si perdono, evaporano, lasciando però dietro di loro ricordi dolcissimi ed emozionanti.
La giovane non è sola in quest’avventura: l’accompagna una donna, quella Jane che nei primi drammatici giorni a Londra le è stata vicina, con affettuosa rudezza, e che le sarà a fianco fino alla fine, con l’istinto protettivo di un falco e una devozione estrema.
Il rapporto tra donne è una costante di questo romanzo e mi piace sottolinearne alcuni aspetti: se l’arrivo nella capitale è stato funesto, lo dobbiamo a una donna; così anche nei tragici giorni successivi Kathleen è costretta a confrontarsi con donne che non mostrano alcun sentimento empatico, nessuna comprensione e che anzi sembrano godere delle debolezze delle loro simili. In tutto questo inferno, Jane si distingue per le attenzioni che dedica a una spaventatissima Kathleen, la rincuora e la sprona a trarre il meglio da quella situazione. L’incontro con Valéry, un vulcano, sarà importante per Kathleen, così come quello con Lucinda e suor Rose in India: figure femminili che sanno rapportarsi con lei in un rapporto paritario e di grande comprensione. Amalia invece è un’altra donna che non riesce a trovare un punto di contatto con lei, forse perché vuole quello che non può avere e vede nella ragazza inglese appena giunta a Bombay una rivale, da combattere e sconfiggere.
“Fu allora che la vide. Si domandò se quel suo girovagare senza meta fosse solo un modo per cercarla, l’assecondare un bisogno che si stava trasformando in uno strazio feroce. Saperla così vicina e non poterla avere, conoscere la setosità delle sue labbra e non potersi abbeverare alla loro dolcezza. Vivere il rimorso di non averla saputa salvare, vederla liberarsi e rinascere più forte e tenace, e per questo temere di perderla per sempre.”
Il destino ha deciso che le strade di Kathleen e Adrian devono incrociarsi ancora: il giovane ufficiale è richiamato in India, dove venti di ribellione al dominio inglese stanno soffiando sempre più impetuosi. Durante il viaggio, a Port Said, si incontrano nuovamente e poi a Bombay le occasioni non mancano; l’attrazione tra loro è sempre più potente, ma la ragazza, dopo Londra, ha bandito gli uomini dalla sua vita. Inoltre il capitano sembra trovare ad attenderlo una donna, Amalia, che in passato è stata importante per lui e che non ha perso le speranze di sposarlo.
L’India affascina Kathleen, con i suoi colori e i suoi profumi, ma è un uomo a farle battere forte il cuore: Adrian Hayter però non può offrirle quello che lei ha sempre desiderato.
Le descrizioni sono così accurate, che sembra di passeggiare per le strade di Bombay, annusare i profumi e osservare i colori brillanti di quella terra meravigliosa; sembra di vedere i sorrisi veri e spontanei degli indiani, poverissimi, ma sereni. Anche in questo romanzo la bravura di Estelle Hunt ha creato atmosfere magiche e molto evocative.
La potente attrazione che li avvolge si trasforma ben presto per la giovane in un sentimento profondo e, seppur consapevole di essere destinata a soffrire per l’impossibilità di essere corrisposta, cede alla passione di Adrian, che ormai è completamente ammaliato dalla donna. Addirittura sembra che si invertano i ruoli: lui, innamorato come mai in vita sua, vuole sposare la modista di Bombay, mentre lei rifiuta, convinta di non essere la donna giusta per il capitano.
“Mi dispiace tanto.” Provò una stretta all’altezza dello sterno, ma quella sensazione non fu nulla paragonata a ciò che avvertì quando lei gli sollevò una mano per portarla alle labbra. Il bacio oltrepassò il guanto e gli ustionò la pelle, colò fin dove aveva sempre creduto di non avere nulla, a parte un freddo buco nero.”
Intanto la ribellione del popolo indiano sta montando e Adrian viene mandato lontano. I mesi seguenti sono terribili, l’angoscia e il susseguirsi di circostanze tragiche colpisce il lettore e un profondo senso di impotenza mi ha fatto trattenere il respiro: quanto può essere effimera la vita? E quanto più lo era in quell’epoca, in questi Paesi esotici e in quelle condizioni?
Un finale al cardiopalma, che è da coronamento a un romanzo bellissimo, da leggere tutto d’un fiato, versando qualche lacrima, sì, ma lasciandosi anche cullare dalla dolcezza di un amore che saprà trionfare a dispetto di un destino avverso e per certi tratti crudele!
**COPIA ARC RICEVUTA A TITOLO GRATUITO DALLA CE IN CAMBIO DI UNA RECENSIONE ONESTA**



























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