IL GIARDINO DELLE FARFALLE, DOT HUTCHISON. Recensione


Titolo: Il giardino delle farfalle
Autore: Dot Hutchison
Editore: Newton Compton Editori
Serie: The Collector #1
Genere: Contemporary Romance
Pagine: 336
Prezzo Ebook: € 1,99
Data di pubblicazione: 15 giugno 2017


Vicino a una villa isolata c’è un bellissimo giardino dove è possibile trovare fiori lussureggianti, alberi che regalano un’ombra gentile e... una collezione di preziose “farfalle”: giovani donne rapite e tatuate in modo da farle assomigliare a dei veri lepidotteri. A guardia di questo posto da brividi c’è il Giardiniere, un uomo contorto, ossessionato dalla cattura e dalla conservazione dei suoi esemplari unici. Quando il giardino viene scoperto dalla polizia, una delle sopravvissute viene portata via per essere interrogata. Gli agenti dell’FBI Victor Hanoverian e Brandon Eddison hanno il compito di mettere insieme i pezzi di uno dei più complicati rompicapo della loro carriera. La ragazza, che si fa chiamare Maya, è ancora sotto shock e la sua testimonianza è ricca di episodi sconvolgenti al limite del credibile. Torture, ogni forma di crudeltà e privazione sembravano essere all’ordine del giorno in quella serra degli orrori, ma nella deposizione della giovane donna, che ha delle ali di farfalla tatuate sulla schiena, non mancano buchi e reticenze... Più Maya va avanti con il suo terrificante racconto, più Victor e Brandon si chiedono chi o cosa la ragazza stia cercando di nascondere...

“Ti piacciono le farfalle? Sì, ma come tutte le creature bellissime, le loro vite sono molto brevi”

Vi piacciono le farfalle, readers? A me sì, tanto! Con l’arrivo della primavera c’è sempre qualche farfalla che vedo svolazzare in giro e ogni volta mi ritrovo a fissarle incantata perché esprimono un senso di libertà impareggiabile. 
Se vi chiedessi di immaginare un magnifico giardino con tanto di cascata e ruscello, pieno di belle farfalle dagli sfavillanti colori, gradireste ciò che la mente vi fa vedere? Ah, non dimentichiamoci di un giardiniere premuroso che si occupa di quell’ambiente incantevole e di quelle creature meravigliose. Che bella immagine, vero? 
È proprio ciò di cui si narra in questo thriller: la storia di un uomo, chiamato il Giardiniere, e delle sue belle farfalle. Le cattura, le imprigiona nel suo giardino privato, creato apposta, e si prende cura di loro, amandole nel suo modo distorto. 
Ma se vi dicessi che le farfalle in questione sono delle ragazze adolescenti, con ali tatuate sulla schiena, che vengono rapite, segregate e stuprate, sareste ancora d’accordo con la bella favoletta immaginata finora? Non credo proprio… 

Questo romanzo inizia dalla fine, dalla liberazione delle “farfalle” e dall’interrogatorio di Maya, una di loro. Lei è la farfalla di cui tutte le altre si fidano, colei che non sembra traumatizzata, incredula per una liberazione in cui ormai non speravano più. Attraverso il suo interrogatorio il lettore viene reso partecipe – sì, partecipe perché le emozioni vi travolgeranno come una frana – di tutta la sua vita disastrosa, le sue orribili vicende infantili e le tragiche adulte, fino al rapimento e al tormento che, sia lei che le altre farfalle, hanno dovuto affrontare nel Giardino. 

Gli agenti dell’FBI, Victor e Brandon, sono intenzionati a scavare a fondo, estorcendo a Maya tutte le informazioni possibili e utili a risolvere quel caso, uno dei più difficili e spinosi che abbiano dovuto affrontare; ma a ogni domanda Maya finisce per essere sempre più evasiva, portando fuori pista gli agenti con delle risposte che, con la domanda, c'entrano poco o niente. Essendo anche lei una vittima del Giardiniere dovrebbe rendersi disponibile a rispondere a qualsiasi domanda sia fondamentale per la risoluzione del caso, ma il suo comportamento lascia supporre che Maya potrebbe, in effetti, star proteggendo qualcuno. 
E se in realtà non fosse affatto una vittima? 
Che sia implicata in tutto quell’orrore? 
Una ragazza tenuta segregata per anni, costretta a svolgere il ruolo di una farfalla per le sporche perversioni di un uomo, dovrebbe essere per lo meno traumatizzata; ma nonostante i cerchi scuri che le segnano gli occhi, Maya non lo sembra affatto. Esausta, forse, ma non traumatizzata.
“È stupefacente quanto può rispondere a una domanda senza davvero rispondere alla domanda. Perfino quando sembra collaborativa, le sue risposte virano quasi sempre da una parte, fornendo qualcosa di simile a sostanza senza mai rivelare il cuore”
L’interrogatorio vi accompagnerà per tutta la lettura, readers, ma sarà soltanto l’involucro di una storia nauseante, sbagliata e perversa, che potrebbe diventarlo ancora di più. Tutte le risposte arriveranno a tempo debito, ma una cosa è sicura: Maya sta nascondendo qualcosa.
“Si prendeva cura di queste ragazze. Come sappiamo che non era per compiacere il Giardiniere?”
Come ho già detto, la narrazione, in terza persona, avviene partendo dal finale; ma, per quanto anch'io all’inizio ho pensato fosse una scelta pessima che rovinava la scoperta e il piacere della lettura, mi sono dovuta ricredere. 
Ciò che ci viene presentato è soltanto lo scorcio di un finale che non saprete mai com’è avvenuto, se non ultimando la lettura; comunque ricordate sempre che le sorti dei personaggi saranno in bilico, perché non verranno rivelate già da subito, ma man mano che la lettura acquista sostanza e si concretizza. Se non mi sono spiegata bene, ve la metto così: non abbiate la presunzione di capire che cosa riservi il racconto/interrogatorio di Maya perché sarà un susseguirsi di colpi di scena e vicende tremende. 

Non è mia intenzione rivelarvi nulla sul romanzo, ma credo sia doveroso farvi capire cosa vi troverete: dalla vita di Maya verranno fuori negligenza, orrore e peripezie varie a cui una bambina non dovrebbe mai far fronte; e questa è la parte infantile. Da adulta, purtroppo, le cose non cambieranno, poiché Maya sarà sempre in continua lotta e fuga, una persona spezzata dalla vita, a cui non rimane più nulla se non raccogliere i cocci che le restano e rimetterli assieme con tutti i bordi taglienti bene in vista. Saranno proprio quei bordi che l’aiuteranno a sopravvivere nell’inferno in cui verrà catapultata. Ci saranno momenti in cui vi apparirà sperduta, ma fidatevi se vi dico che una persona come lei non è mai perduta, seppur lo sembri. Maya saprà sempre dov’è e dove può arrivare. E dove non può arrivare. 


Il Giardiniere? Un uomo tetro, un sociopatico che crede davvero nella buona fede delle sue perversioni. È sinceramente convinto di agire nel bene, catturando le sue farfalle, dando loro una vita migliore nel Giardino e amandole come solo lui può fare, finendo per dare poi loro una strana specie di immortalità. Che cosa intendo con questo termine? Leggete e poi capirete, ma attenti ai brividi che vi faranno accapponare la pelle. Non vi rivelo quali siano i suoi limiti o se ne abbia, ma una cosa ve la posso dire: cercare di capire perché lui faccia quello che fa è inutile e inoltre del tutto superfluo. 

Chi sono le Farfalle? Vi ho accennato che si tratta di ragazze adolescenti, ma non avete idea di cosa saranno costrette a subire in quel maledetto inferno. Quelle splendide creature vivranno la loro vita ­– o ciò che ne resta – sapendo già quando essa terminerà, ma instaurando una sorellanza e sostenendosi a vicenda in una maniera che ha dell’incredibile, qualcosa che richiama profondamente la solidarietà tra donne, il pieno senso di famiglia e amicizia incondizionata. Essere delle farfalle è una metafora per loro; possiedono ali sulla schiena che non sono in grado di farle volare né di allontanarle dal dolore, dalla sofferenza e dalla morte. Tutto ciò che hanno è il terrore, l’angoscia e la pena. 
Ho trovato questo libro avvincente e, a tratti, commovente perché l’autrice ha saputo umanizzare l’orrore che vi è contenuto, regalando alle farfalle tutta la personalità che il Giardiniere ha cercato di annullare. 
Un thriller psicologico insolito che, nonostante la delusione e banalità delle rivelazioni finali, reputo inquietante, originale e coinvolgente, magnificamente descritto nei contenuti sia nei paesaggi. 
È una lettura scorrevole: la curiosità mi ha spinto a leggerlo in poche ore, a non smettere di girare pagina fino a un finale che, unica pecca, non mi ha entusiasmata per nulla. 

Paradossale, estremo, ai limiti del possibile: ciò che interessa maggiormente è l’aspetto psicologico dei personaggi, la riflessione sulla capacità della mente umana di reagire in modo inaspettato dinanzi alla follia. 
Aspetto con ansia il secondo volume della “Collector Series” che vedrà gli agenti Victor e Brandon alle prese con un altro caso. Consigliato a tutti gli amanti del genere. 

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