Titolo: Unica testimone
Autore: Tami Hoag
Genere: Thriller
Editore: Newton Compton Editori
pagine: 480
Data di uscita: 23 ottobre 2019
Prezzo: € 2,99 ebook
Vittima o complice di un atroce delitto?
Quando il detective Nick Fourcade entra nella casa di Genevieve Gauthier, alle porte della tranquilla cittadina di Bayou Breaux in Louisiana, la scena che lo attende è la più brutale che abbia mai visto. Ma anche la più enigmatica. Il figlio di sette anni della donna, KJ, è stato ucciso, mentre lei è viva. Una testimone traumatizzata, inspiegabilmente risparmiata dalla ferocia dell’assassino. Non c’è alcun indizio che indichi un movente. La moglie di Nick, la detective Annie Broussard, è molto dubbiosa sull’accaduto: chi ucciderebbe un bambino lasciando illesa l’unica testimone? Quando la babysitter della giovane vittima, la dodicenne Nora Florette, scompare nel nulla, il panico comincia a diffondersi in città. C’è un maniaco che minaccia i bambini? Sotto la pressione dei media e dell’opinione pubblica, Nick e Annie hanno davvero poco tempo per trovare al più presto il colpevole, mentre ne servirebbe molto per vagliare tutti gli indizi e scavare nel passato torbido di Genevieve.
Inizio oggi questa recensione ringraziando la Newton Compton, che ha portato in Italia un grande capolavoro di thriller come “Unica Testimone” di Tami Hoag, autrice a me sconosciuta, prima di questo romanzo, ma che da adesso in poi seguirò come un’ombra.
La storia è narrata in terza persona e ambientata nel triangolo francese della Louisiana del Sud, luogo molto caro all’autrice, ho pensato, data la passione e il modo impeccabile con cui descrive i tratti geografici del posto, la storia del paese, il culto e le tradizioni popolari di Bayou Breaux, situata nella piccola contea di Partout. Chiedo venia per la piccola lezione di geografia, ma è un luogo che mi è rimasto impresso grazie a questo romanzo.
Proprio qui vivono Nick Fourcade e Annie Broussard, marito e moglie, coppia di detective che lavora per il Dipartimento dello Sceriffo. Negli ultimi tempi lo stress lavorativo accumulato sta gravando non poco sulla coppia e i litigi sembrano essere diventati la loro normalità: parole taglienti, silenzi tesi. L’unico modo in cui si prendono per il verso giusto è il sesso; entrambi cercano di superare la frustrazione per connettersi su un piano d’esistenza che va al di là delle parole. In pratica, il loro matrimonio è in una sorta di limbo imbarazzante; ciò nonostante, è solido come una roccia, li lega un amore immenso e smisurato. Non c'è nulla che non farebbero l'uno per l'altra.
Ricevere chiamate nel cuore della notte, per i due, è una costante: sono un piccolo dipartimento di un piccolo distretto rurale e la maggior parte dei reati di cui si occupano sono di poco conto, ma una notte il loro telefono squilla per annunciare un caso di omicidio agghiacciante: un bambino di sette anni è stato brutalmente assassinato, con ripetute coltellate, e la madre, ferita e in ospedale, è l’unica testimone dell’omicidio.
Quando Nick si precipita sulla scena del crimine, ciò che trova lo sconvolge in modo disumano; è padre di un figlio di cinque anni e vedere quel bambino, riverso a terra insanguinato, lo strazia. Avrebbe dovuto essere addormentato nel suo letto, non riverso sul pavimento; avrebbe dovuto essere il ritratto dell’innocenza, non della morte.
“Non avrebbe dovuto essere dipinto di rosso dal pennello di un pazzo”
In questa fase della storia, vi confesso che ho dovuto fermarmi per qualche minuto. Le emozioni e la scena sono state troppo vivide, strazianti, e avendo anch’io un figlio della stessa età, ho pianto con singhiozzi veri e propri; il dolore è stato annichilente. Le stesse emozioni che hanno scosso i personaggi sono rimbalzate prepotentemente su di me, in maniera molto più amplificata.
Il loro è un lavoro in cui la morte ti guarda regolarmente negli occhi e ti segue a casa a fine giornata. Le domande sull’omicidio sono tante, ma una cosa è sicura: il fatto che l’assassino abbia accoltellato un bambino, lasciando illesa la madre, è totalmente privo di senso. Era ferita, diventava sempre più debole, mentre correva in cerca di aiuto. Perché non eliminare anche lei? L’aggressore è qualcuno che lei conosceva o si trattava di un mostro che si aggira con l’intenzione di fare del male? Mentre Nick si occupa di raccogliere prove sulla scena del crimine, ad Annie è affidato l’ingrato e crudele compito di comunicare a una madre che il suo bambino è morto e, in quanto unica testimone, cercare di ottenere risposte da quella donna. Il genitore, purtroppo, è il sospettato più ovvio per la morte di un bambino, in special modo ora, considerando che non ci sono né prove, né altri testimoni; ma possibile che il lacerante pianto di Genevieve sia tutta una finzione? Sono davvero lacrime di dolore, disperazione? O piuttosto è rimorso?
Le indagini proseguono, ma non portano da nessuna parte; sono a un punto morto, così i due detective iniziano a rimestare nel passato e nel presente di Genevieve. Cosa ne viene fuori? Un passato che getta ombre sul presente. Quel passato aveva preso il suo bambino, anziché la sua vita? Il figlio, inoltre, soffriva di un disturbo da deficit di attenzione e iperattività e lei faceva spesso uso di farmaci contro l’ansia; era una madre single che faceva i salti mortali per far quadrare tutto e lo stress, a fine giornata, la schiacciava pesantemente.
State calmi, vi immagino già nel pronunciare: “Ah, allora è stata lei! Ha avuto un raptus e ha ucciso suo figlio.” Le ipotesi che possono venir fuori sono tante e disparate, ma di sicuro c’è che non vi immaginereste mai tutta la baraonda contenuta in questo romanzo. Non siate banali, non scegliete la via d’uscita più semplice, perché qui di semplice e banale non c’è nulla. Genevieve Gauthier ha parecchi segreti; il punto è capire se vuole mantenere quei segreti più di quanto voglia giustizia per suo figlio. Come se la carne al fuoco non fosse già troppa, la babysitter dodicenne del piccolo KJ scompare nel nulla subito dopo l’omicidio. Che cosa sta succedendo in quella piccola e non più tranquilla contea? La scomparsa è legata all’omicidio? Le domande sono infinite e io mi fermo qui, non posso dire oltre. Sappiate solo che in questo thriller, che vanta la bellezza di quasi 500 pagine, il male per il gusto del male non esiste; c’è una ragione per ogni cosa, è tutta una questione di sopravvivenza. Le coincidenze non esistono…
“Perché la babysitter era scomparsa? Aveva visto qualcosa? Sapeva qualcosa? Qualcuno l’aveva rapita? Era scappata?”
Tutto quanto il libro è un mix tossico di sentimenti: amore e dolore; rabbia e sgomento; colpa e biasimo. C’è tanta tensione, mi si è conficcata nella schiena per tutto il tempo; è esplosivo, agghiacciante e incredibile, con un’aura violenta che persiste per tutta la durata della lettura. Ho seriamente messo in stand by tre giornate perché tanto rapita da questa storia. Si spiega perfettamente come Tami Hoag abbia venduto più di 40 milioni di copie in tutto il mondo e sia stata tradotta in 32 paesi: il suo stile è qualcosa di anomalo, terribilmente perfetto e affascinante. La piena di emozioni è troppo forte, quasi incontenibile, come se la stessa storia fosse quasi inconcepibile. Ci sono tanti personaggi con un carico di vita passata e nessuno è stato inserito per caso nel romanzo. Tutti quanti hanno una ragione, uno scopo; tutti quanti sono qualcuno, ma Annie e Nick mi hanno presa tantissimo. Mio marito non me ne voglia, ma ho trovato l'uomo della mia vita: Nick Fourcade. Lui ha la fama di essere un uomo difficile dal passato burrascoso. È di natura volubile, sempre in bilico sull'orlo delle tenebre. La sua rabbia è leggendaria, nessuno in tutto il dipartimento oserebbe mai sfidarlo, ma è perché concede grande importanza a quello che fa e alle persone per cui lo fa. Molto meticoloso nel suo lavoro, è un detective di prima categoria. Vale tutti i mal di testa causati dallo scontrarsi con il suo carattere incostante. Ha preso molto a cuore il caso del piccolo Gauthier; quel bambino adesso è sotto la sua responsabilità, gli ha fatto una promessa e non si tirerà indietro.
“ Quando trovo chi ti ha ridotto così, - disse con una voce bassa e irruvidita dall’emozione, - lo spedisco all’inferno, dovessi portarcelo di persona”
Vuole risposte precise a domande precise, non ci sa fare con i chiacchieroni, perché semplicemente non ama perdersi in chiacchiere. Può sembrare aggressivo, talvolta brutale, ma fa tutto parte dei suoi ideali e della sua determinazione.
“Per Nick, l’interrogatorio era come una partita a scacchi psicologica, e lui era sempre tre mosse in anticipo sull’avversario, lo costringeva negli angoli, lo spingeva a dargli informazioni”
Al contrario, Annie sa molto bene come mettere a proprio agio le persone e farle parlare. Donna grintosa e coraggiosa nel portare avanti le proprie convinzioni; tutto questo, fuso con il suo buon cuore, aveva attratto Nick, portandolo a fare di lei la sua leonessa. Verrete a conoscenza di tanti dettagli, nel corso della storia, sulla loro vita singola e di coppia. Sono due personaggi che ho amato davvero tanto, dall'inizio alla fine.
Infinita pena e tristezza, invece, ho provato per Genevieve; è una donna che ha commesso errori su errori, scelte sbagliate su scelte sbagliate. Voleva una famiglia, un uomo che l’amasse e la valorizzasse, ma nulla di tutto questo è stato alla sua portata. Aveva passato tanti anni a nascondere la sua verità, vergognandosi di chi era, di ciò che aveva fatto e di quello che le era stato fatto.
“Aveva deciso lei di metterlo al mondo. Aveva rimpianto la scelta in più di un’occasione. Era stata una cattiva madre e una brava madre a seconda dei punti di vista. Adesso era una madre senza un figlio. Colpa sua. Avrebbe dovuto essere più forte. Avrebbe dovuto controllarsi”
Se provo a mettermi nei suoi panni, a immaginare di vivere le sue situazioni e la sua vita, non credo che ce la farei; mi trasformerei in un’ameba. Non tutti hanno suscitato in me sentimenti compassionevoli, amorevoli o ammirevoli; è un thriller e non mancano certo i personaggi freddi, calcolatori, detestabili e odiosi. Che dire del finale? Uno shock, non trovo altro termine per definirlo. Quando tutti i nodi verranno al pettine, rimarrete inebetiti da quanti sassolini sono stati lasciati lungo la strada dall’autrice, per aiutare i lettori a vedere chiaro nell’omicidio. Non dimenticherò né presto, né facilmente questo romanzo, perché loro stessi e la storia di cui fanno parte ti entrano nella mente, nel cuore e nell’anima… e di certo non dimentico Tami Hoag. Preparati, cara, hai una stalker alle calcagna! Lo consiglio fortemente
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