EMME, EMILIANA DE VICO. Recensione




Titolo: Emme
Autore: Emiliana De Vico
Editore: Harper Collins
Collana: eLit
Pubblicazione: 26 ottobre 2018
Genere: storic romance
Pagine: 195
Prezzo: € 3,99 ebook




Milano, seconda metà del XVI secolo 
Mentre Milano vive una epoca di grandi trasformazioni, segnata dalla dominazione spagnola e dalla guida spirituale dell'arcivescovo Borromeo, Camille Legrand prova sulla sua giovane pelle i primi turbamenti d'amore, per un uomo che le è precluso. Pur cresciuta da prostitute e costretta a indossare la mantella col cappuccio a forma di emme che le contraddistingue, Camille non è una di loro e non sembra neppure destinata a seguire quella strada, perché la sua maman ha giurato di ottenere per lei un futuro rispettabile. Ma la vita di Camille, agli occhi di tutti, è lo stesso macchiata dal peccato e i suoi sogni d'amore sembrano destinati a infrangersi contro una realtà tanto dura quanto ingiusta. 
Si preparano tempi duri per le donne che esercitano la prostituzione, a Milano. Il Borromeo dichiara loro guerra aperta, con l’intento di bonificare la città dall’influenza negativa che esercitano non solo sulla morale, ma anche negli intrighi politici dell’alta società.
Tre piccoli bordelli sono confinati in un minuscolo borgo, detto il “Castelletto”, separato dalla città da alte mura, il cui ingresso è sorvegliato da un guardiano schivo e di poche parole.
È lì che vive Camille, diciassettenne orfana, cresciuta come una figlia adottiva da maman Fiammetta, fianco a fianco con le professioniste del mestiere, ma tenuta protetta da qualsiasi mira immorale su di lei, di uomini o di donne, di tipo sessuale o professionale. Maman ha altri progetti per la sua pupilla: una vita decorosa, un matrimonio che la metta in salvo dai pericoli e dalle umiliazioni della vita di mondo. Lo ha promesso alla madre naturale di Camille, Isabelle, morta precocemente di sifilide e amica stretta di Fiammetta. 
“È l’età. Cominci a fare cose strane, come facevo io. Anche tua madre è sempre stata irrequieta.” Sorrise e guardò oltre la testa di Camille, persa dietro a un ricordo. “Troveremo la soluzione, piccola mia” la rassicurò.
Ogni volta che esce dal borgo, tuttavia, la ragazza è obbligata a portare anche lei la mantella tipica delle prostitute, e a tenere i capelli corti come segno distintivo, cosa che spesso la espone allo spregio e alle sgradite avance dei cittadini di Milano. 
Camille cresce tra gli affetti severi delle abitanti della piccola comunità femminile, in un misto di competizione e sorellanza, ma il fragile equilibrio che le consente un’esistenza serena è in pericolo. Il Borromeo è deciso a eradicare la piaga della prostituzione e a sloggiare, con le buone o con le cattive, le prostitute dal “Castelletto”. 
Camille non è più una bambina, inoltre: le insidie intorno alla sua bellezza si moltiplicano, e per giunta il suo cuore inquieto di adolescente è stravolto da un amore proibito, tanto caparbio quanto senza speranza di essere ricambiato.
Camille si mosse come uno spettro nella notte. Voglio solo vederlo, pensava. (…) Pulsava forte il suo cuore, pulsava e doleva. Come ogni notte. (…) Riusciva a sentirli anche da lì, ma non le bastava origliare. Voleva vedere. Vederlo e desiderarlo. Vederlo e odiarlo.
Donna Fiammetta accelererà i suoi piani per sottrarla alla via del meretricio, ma a volte la strada che conduce all’inferno è lastricata delle migliori intenzioni… 

La lettura di questo romanzo è stata molto emozionante, ho un debole per il modo di narrare dell’autrice, il suo sapiente descrivere le pieghe dell’animo umano e delle umane debolezze. La De Vico ha come caratteristica di voler sempre esplorare, nei suoi scritti, importanti temi di rilevanza sociale. Anche in questo libro ci mette di fronte a scomode realtà, non solo storiche, ma alcune di assordante modernità, come il pregiudizio e la repressione verso chi sceglie di andare contro la morale comune, la sottomissione sessuale delle donne, la violenza impunita contro il genere femminile, l’ipocrisia delle classi superiori e la loro falsa carità. Ma queste tematiche non appesantiscono la storia d’amore, piuttosto la rendono vivace e attuale. I suoi personaggi sono vividi, sfaccettati, complessi: un loro gesto rivela più di pagine e pagine di descrizione. 

Camille è di una innocenza commovente, nonostante non le sia ignoto alcun aspetto dei rapporti mercenari tra uomo e donna: assistiamo con tenerezza allo schiudersi del suo cuore e del suo corpo a una passione che la travolge e la spinge verso la ribellione a tutte le regole. La seguiamo con apprensione nella seconda parte del libro, quella in cui i pericoli chiudono la morsa intorno alla sua virtù e al suo futuro. La lasciamo con il cuore sereno al lieto fine che ha meritato, dopo tante traversie. 
Del protagonista maschile vorrei dire un po’ di meno, perché nella storia è volutamente ammantato di mistero e di ambiguità: ma non c’è da temere, perché nonostante la crudezza di alcuni comportamenti il suo cuore è puro e non deluderà chi tifa per questo amore, all’apparenza inopportuno e senza speranze. 
I comprimari sono un altro punto forte del romanzo: ciascuno ha una sua caratteristica personale che lo rende indimenticabile, tratteggiato con veloci e incisive pennellate. Dolcissima e materna la figura di maman, grezzo e volgare il garzone del macellaio, abietto e pervertito il presunto “salvatore” di prostitute, crudele e vigliacca la suora, come tanti altri, tutti ben costruiti e azzeccati nel ruolo e nella personalità. 
L’ambientazione è molto curata: siamo proiettati con ogni senso nella Milano dei tempi, percepiamo il freddo, il caldo insalubre, i miasmi, l’odore del sangue, del sudore, scrutiamo attraverso le ombre delle notti senza luna, la fioca luminosità delle candele, sentiamo addosso i tessuti grezzi e miseri, la fame che torce lo stomaco dei poveri, l’impellenza fisica dei bisogni primari. 

Infine, una menzione di merito alle scene di sesso, per le quali l’autrice ha da sempre un vero talento. Tutte le gradazioni vengono declinate, dal sesso mercenario, squallido e a volte violento; a quello fine a se stesso, puro soddisfacimento fisiologico senza considerazione per l’altro corpo; a quello sadico e impotente; per finire a quello più puro, frutto dell’amore, che si nutre di desiderio e di mancanza, che si esalta nell’incompiuto e nella promessa.
“Camille” sospirò poggiandole la fronte sulla nuca.
Era un addio? Fermati, tempo, non permettere che lui se ne vada.
“Solo baciarti. Baciarti non può farmi nulla di male. Giocare con te è pericoloso perché mi fai dimenticare qual è il limite da non superare.”


1 commento

  1. Una recensione stupenda, accurata, sensibile e attenta. Grazie di cuore per le belle parole e per la stima. GRAZIE:

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