STUCK - RED OAK MANOR, Marilena Barbagallo. Recensione.

 
Titolo: Stuck
Autore: Marilena Barbagallo
Serie: Red Oak Manor Collection #2
Genere: Second-chance, criminal, celebrity
Editore: Self-publishing
Data di pubblicazione: 1 febbraio 2022


Dylan non sa quando è nato. È stato abbandonato, ancora in fasce, davanti al cancello dell’orfanotrofio in cui è cresciuto. Era domenica, perciò lo hanno chiamato Sunday. L’unico colore che definisce la sua vita è il grigio delle mura di Red Oak Manor, ma c’è stato un tempo in cui una ragazzina è riuscita a renderlo felice. È bastato uno sguardo a legarlo per sempre a lei.
Nonostante sapesse di aver conosciuto l’amore, ha dato il peggio di sé: rabbia e gelosia. Pur di proteggerla dal suo peggior nemico, l’avrebbe lasciata andare per sempre.
E lo ha fatto.
Eppure, ci sono sentimenti destinati a non spegnersi mai. Lo sa bene Arya Torres, oggi attrice di successo, il tormento di Dylan. Lui non sopporta di vederla sulle riviste e in quei dannati film, lei di non avere sue notizie. Il giorno in cui si incrociano a Los Angeles, a un party privato, niente sembra essere cambiato.
Lei ha ancora bisogno di essere la sua farfalla.
Lui di incastrarla nella sua ragnatela.
Ma per un criminale non può esserci spazio nel mondo scintillante di una star di Hollywood.


Ve lo ricordate Dylan? E’ stato forse il personaggio secondario più arrogante e problematico conosciuto nel primo volume. Sin da subito mi sono resa conto quanto quel ragazzo avesse da raccontare - le briciole di pane in “Wings” non sono mancate -, ma la mia curiosità ha preso il volo quando è stato ben chiaro in che razza di guaio si fosse cacciato: lavorare per Sherman. Perché diciamocelo, non è un enorme, catastrofico guaio scegliere di seguire il diavolo in persona? Nulla di buono ne può derivare e di fatti così sarà.
La stessa persona che, un tempo, credevo mi avrebbe salvato, invece mi ha solo tenuto in pugno, ricattandomi per tutta la vita e facendomi sentire irrimediabilmente legato a lui.
Dylan era solo un bambino quando è stato sedotto da false speranze e subdoli inganni, e lo era ancora quando ha capito che sarebbero state la sua condanna eterna. Appartiene a quella fetta di orfanelli del Maniero che non si è mai realizzata; le cause perse, gli irrecuperabili, coloro per i quali non vale la pena investire.
Arya Torres, anche lei conosciuta già in “Wings”, è arrivata al Maniero con il volto tumefatto e pieno di lividi, e sin dal primo incontro con Dylan, tra i due si è stabilita una spaventosa e affascinante connessione, trasformandosi presto in un'ossessione, l’unica debolezza per quel ragazzo che non ha paura di niente.
La prima volta che Arya e io ci siamo visti, eravamo stati picchiati. Apparivamo rotti, ricoperti di lividi e vestiti di tristezza. Nell’attimo in cui ci siamo guardati, ogni crepa si è rimarginata, i tagli hanno smesso di bruciare e qualcosa, dentro di me, si è aggiustata.
Lei ha capovolto il mondo di Dylan, rimettendo a posto ingranaggi che erano andati persi. I sentimenti turbolenti, protettivi, di possessione e passione verso quella ragazzina lo coinvolgono a tal punto da sentirsi perso, con il cuore in avaria, quando lei è lontana. E per Arya non è diverso: lui diventerà il suo epicentro, il suo terremoto, l’unico ragazzo al mondo che abbia mai amato. Lo stesso ragazzo, però, che le ha spezzato il cuore e poi lo ha calpestato. Macellato. Completamente sgretolato.
Ed eccoti servito. Guarda i resti di me. Ammira cosa è rimasto di quell’Arya che non è più tua.
Anni dopo, lontani dalle mura di Red Oak Manor, Arya è diventata un’attrice di successo e Dylan è sfociato in un uomo a dir poco vendicativo, irrazionale e altamente pericoloso. Esatto, un perfetto personaggio alla "Barba Style". Mi sono ritrovata spettatrice della sua natura, quella che lo ha sempre spaventato, che lo ha fatto sentire sbagliato, vittima e carnefice di se stesso.
Le loro strade torneranno ad incrociarsi in maniera inaspettata - non nel migliore dei modi -, ma nulla sarà paragonabile a quel momento, perché non si è mai preparati al lampo di emozioni che ci attraversa quando rivediamo qualcuno che credevamo di aver perso, di aver gettato nell’oceano dei ricordi. Dylan potrà non essere più il ragazzino di anni addietro - sarà mille volte più intenso-, ma Arya è rimasta comunque la causa, il fattore scatenante, la valvola che lo fa esplodere. Il centro da cui parte tutto, la ragione di ogni suo gesto passato e presente, l’unica che va oltre tutto e arriva al suo cuore. Constatare che è andata avanti con la sua vita e cercare di reprimere il senso di possesso che nutre per lei lo dilanierà tanto da non riuscire più a scorgere il confine tra controllo e istinto. E da qui deriveranno tutta una serie di episodi esplosivi/distruttivi che non vi lasceranno un attimo di tregua, dialoghi e diverbi tanto minacciosi, quanto passionali e disperati. Interi capitoli dettati da un ritmo spezzato, profondo e tormentato.
Il mio corpo si è ridotto a una carcassa di furia repressa. La rabbia ribolle dentro, pronta a straripare. Ringrazio mentalmente di non ritrovarmi da solo con lei e il tipo che l’arpiona per il fianco, o, davvero, non saprei come lo ridurrei. E non me ne fotterebbe un cazzo se Arya tiene a quest’uomo o meno. Mi sfogherei su di lui, spaccandogli le ossa, per manifestare quanto lo invidi profondamente per averla al fianco.
Può tornare a vivere un amore così antico e lontano?

E io che credevo che “Wings” raccontasse una storia a dir poco disperata! Ovvio, ancora non conoscevo quella di Dylan e Arya: un concentrato oscuro di intenso amore e tormento.

La Barbagallo ha sempre avuto il potere di farmi scorrere i brividi addosso e rizzare i peli sulle braccia. Di sconvolgermi ed entusiasmarmi. Di stravolgermi ed eccitarmi; e non mi stupisce che sia stato così anche stavolta: “Stuck” è in pieno Barba Style: Sporco, audace, carnale, proibito, violento. Tutto ciò che dovrebbe scandalizzare e provocare sdegno è contenuto in questa penna, fortemente apprezzata dalla sottoscritta. Vi assicuro che non si è risparmiata nulla, delle tante qualità che la contraddistinguono. Anzi, ci ha regalato qualcosa in più: quel pizzico di dolcezza e la giusta dose di delicatezza che, chi conosce bene la sua penna, sa non quanto questo non le appartenga. 
“La Madre” ha narrato una storia che potrebbe sembrare distruttiva, una storia dal retrogusto tossico ma che sa tanto di rinascita. Assaporandola e via via conoscendola, mi sono sentita fuori da me stessa, ma in me. Sensazione difficile da spiegare e impossibile da comprendere, almeno per quanto mi riguarda.

Tutto, dai luoghi ai personaggi, dalle vicende narrate ai sentimenti vissuti è talmente reale, definito ed espressivo che mi sono chiesta se davvero questa storia fosse frutto dell’immaginazione. Se davvero lo fossero Arya e Dylan. L’ho letta con una voracità e una disperazione incomparabili, quasi avessi bisogno di giungere alla parola “fine” come l’aria che respiro. Si, ma mica è finita qui! Arrivata davvero all’epilogo - da mascella a terra e mani in fronte - scopro un senso di vuoto a pervadermi, quasi non sapessi più che scopo attribuire alla mia esistenza dal momento che non avrei più avuto Dylan e Arya a riempire il mio tempo. Il che è sciocco, me ne rendo conto, ma è proprio quello che ho provato.

Tratti aggiuntivi:

-struttura della trama solida, nessun punto debole, a mio avviso;
-narrazione a pov alterni - la mia preferita - tra passato e presente, in modo da conoscere a 360° la storia di entrambi e come il loro legame sia nato, cresciuto ed evoluto sotto le intemperie della vita;
-personaggi totalmente conformi al genere di storia che raccontata e al suo evolversi: Dylan avrete capito che personaggio rude, tetro, ostile e solitario sia. E potrei continuare all’infinito. E’ un personaggio impaziente, non chiede, prende. Non ti prepara, ti travolge. Non ti guida, ti domina. Ma, nonostante sia dilaniato dentro e abbia da raccontare solo una vita di rabbia, desideri infranti e buio, io l’ho amato con ogni fibra del mio essere. Magnifico proprio perché hanno provato a spegnerlo e non ci sono mai riusciti e nonostante tutto abbia permesso all’amore di toccarlo e travolgerlo.
Arya mi ha suscitato tante volte sentimenti di tenerezza, facendo miei le sue gioie e i suoi dolori. Ho provato a mettermi nei suoi panni solo per qualche secondo, ma ho dovuto abbandonarli perché faceva troppo male. Non accadrebbe la stessa cosa a voi se l’unico ragazzo amato nella vita vi spezzasse il cuore, e poi si ripresentasse, anni dopo, pronto a stravolgere nuovamente la vostra esistenza, issata su binari stabili? Sono entrata in empatia con lei sin da subito, accettando e condividendo le sue scelte. Tutte, nessuna esclusa.

Forse risulterò affrettata, ma credo che difficilmente un altro romanzo della Red Oak Manor Collection potrà entrarmi dentro come “Stuck”. La storia di Arya e Dylan continuo a percepirla anche ora, giorni dopo aver concluso il romanzo. Non si spegne, non passa, non mi dà tregua.
“Mi importerà sempre di te, anche quando non sarà più lo stesso per te”.
“Non sarà mai così, io sarò sempre la tua farfalla incastrata nella ragnatela”.



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