Titolo: Terra 2.0
Serie: Titano #3
Autrice: GotenS
Collana: Romance
Genere: Sci-fi
Lunghezza: 214 pagine
Prezzo Ebook: € 3,99
Prezzo cartaceo: € 12,00
Quello che i suoi occhi stavano vedendo era impressionante. File e file di letti con creature dalla pelle azzurra che stavano morendo. Emily sentì il suo animo spezzarsi per la paura di non essere arrivata in tempo per aiutare questa razza che aveva cercato di invaderli non una ma ben due volte.
Scegliere il suo primo paziente per iniettare la cura non è una cosa difficile: Naglfar è diverso dai cloni, la sua struttura non lo classifica come guerriero, forse è stato quello che l’ha fatta decidere che fosse lui il primo a beneficiare del siero, o forse vederlo così malato, disteso sul letto in attesa solamente della sua fine.
Scoprire la verità su Naglfar la sconvolge e inizia a porsi tante, troppe domande, vederlo in catene non migliora la situazione, sentirsi dire che nonostante tutto ciò che lui ha fatto per il suo popolo deve essere trattato come un criminale è una cosa che la ferisce e la irrita, si rivede in lui e sa cosa vuol dire obbedire agli ordini prendendosi la colpa di scelte non completamente sue. Non è giusto.
Forse è per quello che sfida gli ordini di Connor e riesce ad ottenere anche l’aiuto di Deimos, il titano non è riluttante ad aiutarla, nonostante il loro trascorso su Titano non fosse amichevole.
Probabilmente dovrebbe sentirsi in colpa per come sta facendo preoccupare l’equipaggio ma trovare Naglfar e adattarsi alle sue parole è molto più semplice di come avrebbe mai potuto immaginare, c’è una promessa di libertà dalle sue emozioni dolorose che la spingono verso quella figura alta e azzurra.
È grazie a Naglfar che scopre un’intera cittadella ben protetta da interferenze esterne: al suo interno vivono famiglie intere con bambini.
La madre di Naglfar è una curatrice e si occupa dei bambini permettendo a Emily di studiarli e passandole ogni informazione che potrebbe essere utile per sconfiggere l’epidemia che li sta uccidendo.
Questo passa in secondo piano una sera, quando si accorge che tutto ciò che Naglfar sta facendo per lei equivale a un corteggiamento. Quasi si sente mancare l’aria per la scoperta che questo implica. Non è sciocca, sa perfettamente che nel momento in cui lui smetterà di essere attratto da lei tutto tornerà esattamente come prima.
Emily sa che la sua vita non ha niente per cui valga la pena andare avanti, decide che troverà la cura e quando Naglfar sarà stanco i lei se ne andrà senza storie e chiederà asilo su Titano.
Emily si avvicinò piano, quasi timorosa, e appoggiò una mano contro il suo collo facendo una lieve pressione mentre dall’altro lato vi puntava la pistola per le iniezioni. Sollevò i suoi occhi e osservò il lavoro finito degli altri, Sofia attendeva solo il suo cenno per cominciare la somministrazione dalle sacche. Respirò a pieni polmoni e poi si focalizzò su di lui.«Farà male, resisti,» sussurrò gentilmente avvicinandosi. Furono parole solo mormorate, forse per darsi coraggio, e in quel momento premette il grilletto.Naglfar si tese e spalancò la bocca per urlare.
Lo sguardo di Emily non poté evitare di tornare a posarsi su di lui: non aveva l’aspetto imponente e intimidatorio come gli altri. «Si trova in catene per le uccisioni di massa che ha commesso guidando le truppe verso la conquista di altri popoli.» Sentì il cuore batterle in gola. Vide la bocca di Naglfar stirarsi in un ghigno, probabilmente sapeva che Keres la stava informando su di lui e non gli importava, anzi, sembrava fiero.
«Ti sei meritata questo piccolo segreto: noi siamo davvero originari di Urano. Perché credi che il pianeta, rispetto a tutti gli altri, abbia una rotazione retrograda? Non ti sembra strano?»Emily aggrottò la fronte: era vero, era l’unico pianeta ad avere questa particolarità. «Ma è un gigante gassoso, non avrebbe senso.»Naglfar tornò seduto composto, il suo pasto fra le mani. «Che senso avrebbe avere una base su Miranda? Che cosa ci importa a noi di quella luna così distante da qui?»Non rispose, troppe idee nella sua testa.«Mi stai deludendo, non sono felice che la tua mente non possa davvero arrivarci. Forse non meriti di sapere.» Sospirò drammaticamente, alzandosi e posando il piatto sul tavolo.
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