QUANTE VOLTE HO SCRITTO TI AMO, Staci Hart. Recensione.

 

TITOLO: Quante volte ho scritto ti amo
AUTORE: Staci Hart
SERIE: The Austens series #3
EDITORE: Newton Compton Editori
PUBBLICAZIONE: 10 novembre 2020 
PAGINE: 251
GENERE: contemporary romance 
PREZZO: € 4,99 ebook

Per nove lunghi mesi ho cercato di capire come cavarmela a fare il padre single, come farcela da solo. Per nove lunghi mesi, non ci sono riuscito.
Quando Hannah è entrata nella mia vita, è stato come tornare a respirare. È scivolata nelle nostre vite senza nessuno sforzo, mostrandomi quello che mi ero perso in tutti questi anni. È riuscita a farmi sorridere quando pensavo di aver accantonato il concetto di felicità insieme alle foto del mio matrimonio. Doveva essere soltanto la tata, ma è diventata molto di più.
Il giorno in cui mia moglie se n’è andata sarebbe dovuto essere il giorno peggiore della mia vita, ma non è stato così. Il peggiore è stato quando Hannah se n’è andata, portando con sé il mio cuore.





Possono due anime sole, tristi e deluse trovare la felicità insieme? È quello che scoprirete leggendo l’ultimo libro di Staci Hart…

Hannah è una giovane ragazza olandese, che su continue richieste dell’amica Lysanne si trasferisce a New York, dove trova lavoro come tata. La sua passione però è il mondo della pasticceria e sogna di gestire un locale e sfornare dolci che delizierebbero i palati più esigenti. L’ultima esperienza lavorativa poi è stata disastrosa: Quinton, il capofamiglia, ha tentato delle avance nei suoi confronti e lei è ovviamente fuggita. Ora il destino la porta a conoscere la famiglia Parker.


Quando Charlie Parker ha scoperto che la moglie Mary aveva una relazione con il suo migliore amico, lei se n’è andata di casa senza alcuna spiegazione e alcun ripensamento. Da allora Charlie ha dovuto occuparsi dei due figli, Samuel e Maven, ai quali ha sempre dedicato poca attenzione: da qualche mese si è buttato a capofitto nel lavoro, estraniandosi da tutto e tutti, nel tentativo di superare il dolore; la sua vita è grigia e solitaria e Charlie è triste, disperato, incapace di gestire la situazione. Con lui è rimasta Katie, cuoca e domestica, ma ha davvero bisogno di una tata. Ecco quindi che quando alla sua porta si presenta l’efficiente e graziosa Hannah, pensa di aver trovato la soluzione ai suoi problemi: i bambini la adorano, lei è brava e sforna degli ottimi dolci, che si gusta nelle rare pause lavorative. Ma sono i suoi occhi sinceri e il suo sorriso aperto e pieno di gioia a conquistarlo maggiormente, tanto da fargli desiderare di avere più tempo libero, da trascorrere con i figli e Hannah; da quando è arrivata lei, la casa è un posto accogliente dove non vede l’ora di tornare e le giornate rubate al lavoro e trascorse in loro compagnia gli fanno trovare una felicità che non ha mai conosciuto in vita sua.
“E poi c’eravamo Hannah e io. La sera in cui avevo acceso il fuoco in camera sua era stato solo il primo di quei momenti sospesi tra di noi, momenti che nell’arco di quelle due settimane iniziarono a scandire il tempo delle mie giornate. Sembrava sempre cogliermi alla sprovvista - per il suo profumo di vaniglia e zucchero, per l’azzurro dei suoi occhi con quelle pagliuzze più scure che viravano verso il blu, per il suo sorriso tanto semplice e dolce.”
I pov di Charlie ci mostrano un uomo che impara a godere delle piccole cose e in lui si fa strada un sentimento nuovo; la descrizione delle emozioni provate denota in lui una sensibilità dolce e spiccata, quasi femminile. Le domande che gli affollano la mente, quel senso di aspettativa, la febbrile attesa di vedere Hannah, fanno pensare a un Charlie che scopre l’amore per la prima volta, quasi fosse un adolescente alla prima cotta.
Hannah si accorge che il piacere di stare con la famiglia Parker è in gran parte dovuto al suo datore di lavoro, ma la situazione si profila complicata ed è ben consapevole che non può superare un certo limite, pena il licenziamento. 
Il desiderio però non può essere trattenuto e quando vi cedono un nuovo mondo si apre ai loro occhi: una felicità mai provata, un senso di appartenenza magico, la certezza di stare bene insieme. Ma proprio quando tutto sembra filare per il meglio, la situazione precipita, e lo fa in modo drammatico: Mary, dopo nove mesi in cui è stata irrintracciabile, ritorna a scombinare le loro vite, con obiettivi poco chiari e comunque temibili. Minaccia Charlie e crea scompiglio nelle vite dei bambini; ma non è tutto: Quinton sembra seguire Hannah e si presenta davanti a lei in più occasioni, manifestando il desiderio di riprendere i contatti con la ragazza.
“Va tutto bene, Charlie”, sussurrai. “Sì?”, rispose lui con lo stesso tono di voce. E il mio cuore si strinse dolorosamente. Lui si avvicinò, io mi avvicinai, avevo il cuore a mille. “Sì’”. Era un permesso e una preghiera, una sola parola densa di desiderio e bisogno che non avrei dovuto provare. Ma invece era così.”
La fiducia su cui si basa il rapporto tra Hannah e Charlie, il sentimento vero che hanno scoperto di provare, sono troppo fragili e non resistono alle incomprensioni che insorgono quando scoprono reciprocamente le bugie che hanno raccontato all’altro. In particolare l’uomo, troppo ferito da quello che avverte come un tradimento da parte di Hannah, reagisce molto male, allontanando bruscamente la ragazza, che torna in Olanda dalla famiglia. Riuscirà Charlie a perdonarla e a recuperare il rapporto con lei, la sola donna che gli abbia mai insegnato il significato della parola amore? E sarà disposta Hannah e ritornare sui suoi passi, a riconsiderare la sua decisione? Per scoprirlo non vi resta che leggere il romanzo.
Care readers, dovete sapere che questo libro mi ha lasciato qualche perplessità. Sicuramente il personaggio che ho preferito è Hannah: la sua positività, la sua gioia di vivere sono contagiose e ho anche apprezzato la sua capacità di accettare la vita per quello che viene; però in certe situazioni avrei preferito una maggiore decisione da parte sua e una capacità di reazione più brillante. Ha tuttavia il merito di aver dato a Charlie il coraggio di essere se stesso, di diventare quello che desiderava essere.
Charlie invece mi ha lasciato l’amaro in bocca: è un uomo che si è ritirato in se stesso, abbandonando quasi i figli e facendo del lavoro la sua unica ragione di vita. Non ho trovato valida la scusante del dolore provato, perché comunque due bambini piccoli hanno bisogno di una figura paterna decisa e presente, soprattutto quando la madre scompare dall’oggi al domani. Anche perché il dolore ha colpito Charlie solo nell’orgoglio; la sua sofferenza non è dovuta a un amore non corrisposto, ma lo scoprirete leggendo il romanzo. 
“Una consapevolezza nuova mi aveva investito mentre sorvolavo l’Atlantico: lo amavo davvero. Lo amavo anche se mi aveva ferita. Lo amavo anche se lui non era libero di ricambiarmi. Lo amavo per come amava i suoi bambini e per come mi faceva stare. Lo amavo perché mi desiderava, perché mi aveva fatto vedere una vita nella quale appartenevo a una famiglia e quella famiglia apparteneva a me, anche se non ero riuscita a tenermela stretta.”
Non posso dire che l’autrice abbia approfondito la psicologia dei suoi personaggi e confesso che il libro non ha mai avuto un momento davvero emozionante. Secondo me tutto si mantiene su un livello abbastanza superficiale: non viene data spiegazione del perché Mary se n’è rimasta per ben nove mesi lontana dalla vita dei suoi figli, così come è inconsistente il motivo per cui a un certo punto decide di tornare. Anche Quinton sembra buttato lì tanto per creare un diversivo: poche apparizioni e poche spiegazioni La storia scorre via abbastanza velocemente, ma rimane un po’ tiepida e non mi sento di dare una votazione alta proprio per questo: se in un libro non ci si emoziona, se non si piange o non si ride, temo che lo scopo della scrittura sia venuto meno…

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