Ultimamente, con i mille impegni a cui mi ritrovo a far fronte, la lettura lascia il tempo che trova. Ma per nessun motivo al mondo l'abbandonerò. Da diverso tempo non leggevo un thriller, ne sentivo la mancanza onestamente e mi sono ripromessa di recuperarne alcuni il prima possibile.
“Non uccidere domani” era tra questi, ma non posso dire di essere rimasta totalmente appagata da questa lettura. Conoscevo già la Downing per il suo precedente romanzo “Il matrimonio dei segreti”, ma da allora la mia opinione non è cambiata molto sullo stile di questa autrice. Detto ciò, addentriamoci in questo romanzo.
“Per i fratelli Morgan la separazione è la miglior forma di unione”
Eddie, Beth e Portia Morgan sono alle prese con la morte del loro vecchio nonno e con il grande patrimonio di cui sono unici beneficiari. Per mettere le mani su questa eredità c’è, però, una clausola a cui nessuno dei tre può venir meno: ripercorrere tappa per tappa e passo per passo il tragitto di un viaggio che i tre fratelli fecero con il nonno vent’anni prima, quando non erano altro che dei bambini. Il viaggio dura 15 giorni e prevede di attraversare vari Stati e visitare vari luoghi, prima di arrivare a destinazione; lì dovranno essere sparse le ceneri del defunto nonno e sarà divisa l’eredità. Ammettiamolo, readers: non vi sembra una cosa piuttosto bizzarra? A me sì, tanto. Da subito ho pensato che questo testamento puzzasse di bruciato. Perché inserire questa clausola? Per riunire i suoi nipoti, da tempo lontani, e ricordare i bei vecchi tempi andati? Assolutamente no! I fratelli Morgan sarebbero ben lieti di evitare un lungo viaggio assieme, specialmente QUEL viaggio, poi, che non ha portato altro che sentimenti competitivi e vendicativi la prima volta che lo fecero, e li ha allontanati l’uno dall’altra, lasciando in loro impronte indelebili. Ma, vista la posta in gioco, il sacrificio di compierlo nuovamente sarà ben ripagato, senza contare che ora non sono più dei bambini che non hanno voce in capitolo, ma adulti con la piena capacità di intendere e di volere e soprattutto padroni della loro vita e delle loro scelte.
“Vent’anni fa, quando facemmo questo viaggio per la prima volta, il nonno voleva farci vedere il mondo, a cominciare dal maggior numero possibile di Stati. Invece, diventò una di quelle cose di cui è meglio tacere, di cui non parliamo mai. È sempre nella nostra testa, oscilla tra il diniego, l’incredulità e persino il delirio.”
I fratelli Morgan sono convinti che nulla possa andare storto, ma non hanno fatto i conti con uno strano furgone nero che sembra essere la loro ombra e vuole sabotare in ogni modo il loro viaggio, creando episodi drammatici ai nostri protagonisti. A tutto questo aggiungeteci una sorella scomparsa vent’anni prima, proprio durante il primo viaggio che fecero con l’inquietante nonno; perché non crederete mica che sia un dolce e tenero vecchietto, vero? È stato un uomo ambiguo e sinistro e avrete modo di conoscerlo attraverso Beth, che ci narrerà del primo viaggio man mano che quello attuale procede. Tre fratelli con oscuri segreti da celare e una fitta rete di bugie; un’urna piena di ceneri e un patrimonio in ballo. Che cosa porterà alla luce questo viaggio predestinato? Sarà un altro losco e perverso gioco del nonno? Che fine avrà fatto Nikki? Quel furgone nero a cui ho fatto riferimento poco fa, che cosa c’entra con i Morgan e con i loro segreti? Sono queste le domande a cui cercherete disperatamente di dare una risposta. Questo viaggio è un rompicapo diabolico. Non c’è modo di uscirne a meno che qualcuno non muoia. All’inizio mi sono chiesta che cosa abbia di thriller questo romanzo (la storia inizia e prosegue con questo viaggio in cui nulla sembra andare storto e tre fratelli apparentemente in armonia), ma la calma iniziale è soltanto la quiete prima della tempesta.
La
Downing è molto abile nel suscitare aspettativa e creare suspense e mistero che
durano capitolo per capitolo, costringendo il lettore ad andare avanti con il
fiato sospeso, a non mollare la storia finché non è giunta a termine. O almeno
fin quando i nodi non sono giunti al pettine. Proprio lì l'incantesimo oscuro
che è capace di creare si spezza e lascia cadere nel vuoto più assoluto, preda
di una cocente delusione. Come con il precedente romanzo sono arrivata
all’epilogo con una strana sensazione, del tipo che ti porta a pensare “Ah,
quindi stavano così le cose? Credevo decisamente meglio!”.
Penso
che le sue storie siano talmente pregne di aspettativa, cosa apprezzatissima in
un thriller, che alla fine lei stessa non riesca a rendere il giusto valore
all’epilogo delle sue trame, lasciandole sfociare nell'effimero e nel banale,
anche insensato, in questo caso.
Cerco
di essere più chiara: mi piace come crea aspettativa, suspense e mistero,
sorprendendomi e deviando le mie congetture, ma non sono per nulla soddisfatta
dai suoi epiloghi. Tra l’altro mi sento di aggiungere che non abbia dato pieno
senso proprio a tutto e che le falle siano presenti, eccome.
Per
quanto riguarda i suoi protagonisti, non sono riuscita a capirli fino in fondo.
In
questa storia la voce narrante è quella di Beth, la sorella mezzana, quindi ho
conosciuto lei più a fondo degli altri due, che conoscerete soltanto attraverso
i suoi occhi.
Converrete
che non è facile riuscire a entrare nella mente di personaggi che non hanno un
loro pov e che cambiano stato d’animo così drasticamente e repentinamente da
mandarti in confusione. Quindi, capire dove si celino i sotterfugi sarà una
ginnastica che non potrete praticare a lungo senza impazzire.
Che
cosa posso dirvi per aiutarvi a farvi un’idea di loro senza spoilerare nulla?
Innanzitutto
dovete sapere che Santi non ce ne sono: ho capito che la Downing crea
personaggi egoisti, bugiardi e manipolatori.
Eddie
è il maggiore, quello con la bella parlantina che riesce a piegare qualsiasi
persona al suo volere. Uno stronzo come pochi.
Portia è la sorella più piccola, la cui intelligenza troppe volte viene sottovalutata. Non si sa mai che cosa le passi per la testa e, personalmente, la definirei la più subdola.Beth è la sorella di mezzo, ambigua e misteriosa, intrigante e inquietante al tempo stesso. Ha suscitato tanta curiosità in me. Nasconde una marea di segreti e pagina dopo pagina mi ha spinta a volerla conoscere sempre più a fondo. Sempre meglio.
“Eddie aveva la sua capacità di intortare la gente, Portia l’abilità di ladruncola. Nikki di farla sempre franca, riuscendo persino a scomparire. Che cosa avevo ricevuto io, oltre a un DNA simile? Sapevo solo evitare di farmi notare. Lasciare che sotto i riflettori ci finissero gli altri.”
Lei, per me, rimane una delle incognite irrisolte della storia. A volte sono riuscita a capirla, altre no. A volte ho dato spiegazione e razionalità ai suoi comportamenti e altre volte li ho trovati del tutto insensati e fuori luogo.
Può una storia rivelarsi imprevedibile e banale al tempo stesso? Può un’autrice rivelarsi sorprendente e deludente al tempo stesso? Non sono sicura di conoscere la risposta, so soltanto che questo epilogo e l'evolversi della situazione li ho trovati insensati, per nulla soddisfacenti.
Se
amate i thriller psicologici, provate a leggerlo. Potreste capirci più di me o
magari rimanere confusi quanto me. La Downing è un'autrice che non mi sento di
sconsigliare, ma sicuramente rimane un’incognita per la sottoscritta.
P.S.
Il viaggio, attraverso vari Stati con le varie tappe reali descritte, è stato
davvero entusiasmante. I luoghi visitati sono stati resi così vividamente e con
minuzia di dettagli e particolari, che è impossibile non immedesimarsi proprio
lì, insieme ai protagonisti. Vi svelo un segreto: ho eseguito varie ricerche su
internet; ecco fino a che punto sono stata rapita da quei luoghi.
P.P.S.
Ma vogliamo parlare delle cover dei romanzi della Downing? Entrambe identiche,
pur non essendo le due storie collegate in alcun modo! Mah!
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