I CINQUE CADAVERI, Robert Bryndza. Recensione.

Titolo: I cinque cadaveri
Autore: Robert Bryndza
Genere: Thriller
Editore: Newton Compton Editori
Pagine: 376
Data di uscita: 14 novembre 219


Kate Marshall ha chiuso col passato.
Ma il passato non ha chiuso con lei.


Il nuovo mistero dall’autore del bestseller La donna di ghiaccio
Sono passati quindici anni da quando Kate Marshall, una giovane e ambiziosa detective, fermò il famigerato cannibale di Nine Elms, a Londra. L’arresto, invece di un trionfo, si tramutò in un incubo. Tradita da tutti, umiliata, presa d’assalto dai media per le scioccanti verità rivelate dall’assassino, la sua promettente carriera in polizia finì con uno scandalo. Da allora i fantasmi del passato hanno continuato a ossessionare Kate che, nonostante il tempo trascorso, non è mai riuscita a lasciarsi quell’esperienza alle spalle. È andata via da Londra e si è trasferita in una piccola città costiera, dove cerca con tutte le forze di dimenticare. Ma un ammiratore del serial killer di Nine Elms ha deciso di seguire le orme del suo idolo, e Kate sa che non può restare a guardare senza intervenire. Fermare l’assassino potrebbe essere la sua unica occasione di riscatto, e non solo. Quindici anni prima Kate ha rischiato di diventare la quinta vittima del Cannibale. E adesso il nuovo mostro ha intenzione di finire il lavoro del suo predecessore…



È con immenso entusiasmo che oggi vi parlo di un thriller con la T maiuscola. Robert Bryndza ha riscosso un grandissimo successo con la sua precedente serie thriller formata da tre volumi e con protagonista la grandiosa Erika Foster. Con “I cinque cadaveri” quest’autore da tre milioni di copie inaugura una serie tutta nuova con un personaggio altrettanto tenace, intelligente e appassionato: sto parlando della detective Kate Marshall, donna dal piglio deciso e dall’animo inquieto.
Siamo nella Londra del 1995 e un terribile serial killer chiamato “Il Cannibale di Nine Elms” se ne va in giro ad assassinare povere ragazze adolescenti in maniera brutale. Il soprannome datogli dalla polizia non è casuale: il killer ama mordere le sue vittime, fino a staccare brandelli di carne da cosce e schiena, per poi soffocarle con un busta di plastica annodata al collo con una corda. Il tratto distintivo del “Cannibale di Nine Elms”, oltre agli evidenti morsi, è il nodo molto elaborato che è solito lasciare sulla corda: la serie di giri si interseca fino a formare un piccolo gomitolo che ricorda vagamente il pugno di una scimmia. “Che c’entra Kate Marshall con tutto questo?” vi starete chiedendo. Ebbene, lei è la detective assegnata al caso del killer; nonostante abbia fatto già quattro vittime e risulti introvabile e inafferrabile, Kate è solita ribadire che prima o poi commetterà un errore che gli sarà fatale. Da brava poliziotta e detective quale è, non si sbaglia.
“Il Cannibale di Nine Elms” viene catturato proprio da lei, ma la situazione che si verrà a creare non sarà per nulla motivo di orgoglio per la nostra protagonista, bensì arriverà a comprometterne la carriera e la reputazione e per un pelo non perderà anche la vita. Già vi immagino a porvi mille domande e “perché”, ma su questo punto preciso della lettura non posso dirvi di più, se non che non mi era mai successo di rimanere con la bocca spalancata sin dai primi capitoli di un romanzo thriller. 
Passano quindici anni e Kate è adesso un’insegnante di criminologia che passa il tempo libero praticando nuoto, uno sport a cui si è appassionata nell’arco di questo tempo, che la fa sentire viva, le migliora l’umore ed è un antidoto all’oscurità che si porta nel cuore, da quando ha catturato il Cannibale di Nine Elms. 

“Certe mattine, quando scendere dal letto le sembrava un’impresa sovrumana, si chiedeva se anche lui facesse fatica ad affrontare ogni nuovo giorno. Era un criminale di alto profilo, un mostro, nutrito e accudito dallo Stato, anche se non aveva mai negato ciò che aveva fatto. Kate si chiese chi fra loro stesse scontando davvero l’ergastolo”
Nonostante non sia più una poliziotta, le manca la sua carriera e sente che una parte di lei rimarrà per sempre tale. È per questo che decide di aiutare una coppia di genitori, sospettosi che la loro figlia sedicenne, scomparsa anni prima, sia un’altra vittima del Cannibale di Nine Elms. Non è solo l’istinto poliziesco che spinge Kate ad aiutare quei genitori disperati; anche lei ora è madre e non può ignorare il dolore e la sofferenza che possono scaturire dalla perdita di un figlio. Lei e il suo assistente decideranno così di improvvisarsi detective privati e indagare su questo caso, archiviato tempo fa per mancanza di prove. Chi, meglio di lei, potrebbe risalire alla verità? Chi, meglio di lei, ha conosciuto il Cannibale di Nine Elms e scrutato nella sua mente, nella sua follia? Le indagini proseguono, ma Kate si trova in vicolo cieco: nessuna prova, nessun indizio, nessun testimone; quella ragazza sembra scomparsa nel nulla. La sua frustrazione aumenta e si tramuta in terrore quando “L’Ammiratore”, un emulatore del Cannibale di Nine Elms, inizia ad assassinare ragazze adolescenti con lo stesso modus operandi del suo predecessore. Questo folle psicopatico non si limita a essere un fan sfegatato del Cannibale; lui lo venera, lo considera un esempio da seguire e decide di rendergli omaggio uccidendo nello stesso modo e nello stesso ordine cronologico del suo idolo. Kate sarà mai in grado di fuggire dall’ombra del killer e delle cose terribili che aveva fatto? Il passato è piombato nuovamente nel suo presente e Kate si ritroverà a dover dare la caccia all’emulatore proprio come aveva fatto con il suo predecessore. Chissà che, attraverso la risoluzione di questi nuovi omicidi, non riesca a risolvere il caso irrisolto della ragazza scomparsa anni prima. Ma ora più che mai deve stare attenta, dormire con un occhio aperto, perché il Cannibale scelse Kate come quinta vittima, e l’emulatore ha intenzione di ripercorrere passo passo le sue orme… e non solo quelle. Ha grandi piani in mente, una mente instabile e malata tanto quanto quella della persona che idolatra e per quanto Kate detesti questa prospettiva, deve scendere a patti con l’idea che sarà sempre legata in modo indissolubile al Cannibale di Nine Elms.

“ KATE, STASERA CON QUEL CAPPOTTINO ROSSO ERI DAVVERO COMMESTIBILE. ERI COSÌ VICINA.

UN AMMIRATORE”
Qui DEVO necessariamente fermarmi perché non sarebbe giusto rivelare di più. Tutto il romanzo è qualcosa di mozzafiato e, anzi, forse ho anche detto più di quello che mi ero prefissata. Immagino che siano sorte tante domande in voi, ma è giusto che troviate risposta nella lettura perché non voglio di certo precludervi l’occasione di restare increduli dinanzi a quello che leggerete. Posso, anzi no, DEVO affermare che Robert Bryndza è un autore da dieci e lode. Questo romanzo porta il lettore a sporcarsi la mente con il lato peggiore dell’umanità, quello più perverso e malato. Una trama credibile e allo stesso tempo incredibile, narrata in terza persona ed editata accuratamente, piena di colpi di scena scioccanti. Ma non è solo la trama il motivo per cui voglio osannare questo romanzo, anzi non è affatto la trama, ma il modo in cui è scritto. Lo stile di Robert Bryndza è qualcosa di ipnotico; una scrittura efficace, suggestiva e coinvolgente (tanto è vero che ho sussultato più volte a ogni minimo rumore per le scene agghiaccianti descritte e la fitta tensione e suspense). Il romanzo è abilmente strutturato: la trama è vista da ogni angolazione, sia da quella dei “buoni” che da quella dei “cattivi”. Permette al lettore di conoscere lo svolgersi delle vicende in maniera contemporanea e forse è proprio questo che non mi ha permesso di staccarmi finché non ho raggiunto la fine. Kate non è l’unico personaggio che avrete modo di conoscere a fondo; anche il Cannibale e L’emulatore vi apriranno le porte della loro mente, deviata e malata, per catapultarvi nel loro modo di agire, di pensare e di vivere. Vorrei tanto parlarvi di loro, ma non posso. Su Kate posso dirvi che per anni è stata dileggiata e dipinta come una madre terribile e poliziotta corrotta; la cattura del Cannibale le è stata fatale, il mondo le è crollato addosso e lei ha intrapreso scelte sbagliate che hanno influito negativamente su quello che aveva di più caro al mondo. Ma ho già accennato che questo è un personaggio caparbio, quindi non ha esitato a prendere in mano la sua vita e trascinarla in salvo. Si è creata un mondo normale e sicuro, che ora sta per essere devastato dai recenti avvenimenti.

“Non aveva paura per se stessa, quello che la spaventava ere il potere di quest’uomo: era in grado di sconvolgere tutto il suo mondo”
Comprenderete voi stessi quanto sono malati, danneggiati e senza speranza e via di redenzione questi due personaggi. Consiglio disperatamente questo romanzo a tutti gli amanti del genere che adorano i crime forti, stomachevoli con personaggi pazzi ed esaltati e lo sconsiglio a tutti gli amanti che adorano più il genere psicologico, quello che io chiamo “crime soft”, e che sono sensibili di stomaco. Del finale non vi dico nulla, anche perché questo è solo il primo libro di una nuova serie, questo significa che rincontreremo Kate in futuro e non è detto che la sua storia di vita personale sia terminata qui e quella del Cannibale sia terminata qui (o almeno lo spero). Che cosa c’entra la vita privata di Kate con il Cannibale? E vedrete, vedrete… Basta! Chiudo la mia opinione rinnovando il mio forte entusiasmo per il romanzo (ma che potevo aspettarmi da un thriller che mi ha esaltata già al 5% della lettura?), congratulandomi con l’autore per tutti i motivi citati sopra (che potevo aspettarmi da un autore che è riuscito a farmi leggere con febbricitante euforia anche i pensieri del Cannibale?) e aspettando con ansia un nuovo caso della detective Kate Mashall.





 ** COPIA ARC RICEVUTA A TITOLO GRATUITO DALLA CE IN CAMBIO DI UNA RECENSIONE ONESTA**

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