DUE CADAVERI SENZA NOME, Karen Katchur. Recensione.

Titolo: Due cadaveri senza nome
Autore: Karen Katchur
Genere: Thriller
Editore: Newton Compton Editori
Pagine: 320
Data di uscita: 3 ottobre 2019
Prezzo: € 2,99



La piccola città di Portland, in Pennsylvania, è sconvolta dal ritrovamento di un corpo martoriato. La scena che si presenta agli investigatori è simile in modo inquietante a un caso rimasto irrisolto circa vent’anni prima: un’altra vittima, brutalmente assassinata, venne ritrovata nel fiume Delaware. Il detective Parker Reed è intenzionato a dimostrare l'esistenza di un collegamento tra i due omicidi e il coinvolgimento degli Scion, un gruppo di motociclisti del luogo che da sempre vive ai margini della legalità con il beneplacito della polizia locale. Ma la gente del posto è diffidente e maldisposta a collaborare con lui. Il passato entrerà in collisione con il presente quando Becca Kingsley, tornata a Portland a causa della malattia del padre, si ritroverà faccia a faccia con il suo primo amore. Parker è molto cambiato da allora, ma ha disperatamente bisogno di lei: avere dalla sua parte la figlia dell’ex capo della polizia, infatti, significa poter penetrare la fitta nube di omertà che circonda i due delitti. Ma, in una città in cui l’oscurità più feroce è in agguato in pieno giorno, fare luce sulla verità può essere molto pericoloso…

Eccomi di nuovo qui, a parlarvi di un’altra uscita thriller da parte della Newton Compton: “Due cadaveri senza nome” di Karen Katchur. Si tratta di un thriller senz’altro complesso, per questo vi raccomando la massima attenzione durante la lettura: basta una piccola distrazione per perdere il filo della storia.

I profili principali sono tre.

Becca: veterinaria molto preparata. Ama, adora e rispetta gli amici pelosetti, dedicandosi a loro anima e corpo. È molto brava nell’operare e aggiustare in loro qualsiasi cosa non vada: eccelle nel lavoro come riscatto della sua vita privata, nella quale ha fallito in modi intangibili con tutte le persone a lei care. Convive con Matt, il suo fidanzato dei quartieri alti, con il quale condivide una relazione abbastanza complicata, fatta di rabbia, rancore e sfiducia a causa dei continui tradimenti di lui. Perché allora restarci insieme? Il fatto è che Becca presenta molti punti deboli nella personalità, ma il desiderio carnale e fisico che prova per lui è qualcosa che la domina: ogni volta che Matt la tocca, il suo corpo la tradisce, rispondendo al suo richiamo. Più di una volta ha cercato di respingerlo, di allontanarlo, ma proprio quella sua capacità di scacciarlo fa sì che lui continui a tornare da lei.
“Talvolta era una vera e propria lotta mantenere distaccata una parte di sé, quando tutto quello che voleva era soccombere a ogni suo desiderio. Lei chiuse gli occhi, desiderosa soltanto di concedersi. Ma doveva essere forte. Era troppo presto per arrendersi.”
Figlia dell’ex capo della polizia di Portland, non è in buoni rapporti con il padre. Si sono persi di vista, dopo che lui stesso l’ha buttata fuori di casa anni addietro, ma ora è costretta a tornare nella sua casa d’infanzia per trascorrere quelle che potrebbero essere le ultime giornate con lui: il tumore ai polmoni lo ha piegato e confinato in un letto, non è rimasto quasi nulla dell’uomo forte e dominante che era e, nonostante Becca sia colma di rabbia infantile residua nei suoi confronti, decide di restargli accanto, nel tentativo di avere tutte le risposte alle domande che da tempo l’assillano. Perché aveva tradito, innumerevoli volte, sua madre? Perché, dopo il divorzio, ha lasciato che una Becca bambina scoprisse con i propri occhi le sue tante infedeltà?
“Ma no. Non poteva restare là con lui. Perché mai avrebbe dovuto farlo? Era stato lui a mandarla via. E ora non meritava la sua compagnia. Non meritava lei. La bambina che era dentro di lei si rifiutava di perdonarlo per quello che aveva fatto.”
Ma queste sono solo le domande minori: quelle grandi, quelle scomode, sulle quali solo lui potrebbe fare chiarezza, sono altre e hanno a che fare con due omicidi avvenuti a Portland, uno vent’anni prima e l’altro recentemente, con lo stesso modus operandi: colpo d’arma da fuoco in petto e seguente eviscerazione.
In questi due omicidi sembrano coinvolti gli Scion, un club di motociclisti definiti reietti della società, delinquenti, persone dall’aspetto bislacco, ma io preferisco considerarli semplicemente personalità curiose. Gli Scion possiedono delle regole che ogni membro deve rispettare e osservare, se non si vuole andare incontro a punizioni feroci. Occorre avere la pelle dura per sopportare lo stile di vita al limite praticato dal club e John Jackson di sicuro ne è munito. 

Lui è il secondo profilo della storia, uno Scion. Dopo tutto quello che ho scritto sul loro conto, so già che state pensando: è il cattivo, è brutale, è aggressivo e vi dico che avete ragione: John è tutto questo, ma non SOLO QUESTO. Gli Scion non rispettano la legge, ma solo le loro regole, fanno solo quello che vogliono e che va a loro vantaggio, ma, nonostante John darebbe la vita per il club, lui ha sempre cercato di fare la cosa giusta. C’è del buono in lui, ne è prova lo smisurato amore che provava per sua moglie, la sua adorata Beth. Fa parte del club perché non ha mai potuto scegliere diversamente, suo padre era “il picchiatore” e, dopo di lui, John ha dovuto necessariamente prenderne il posto.
“Aveva fatto un giuramento vent’anni prima: pensare prima al bene del club e poi al proprio, anche a costo della vita. Non voleva farle del male. Non aveva mai voluto farle del male. Dentro di lui sentiva soltanto l’impulso di proteggerla, sin da quando era una bambina.”
È imparentato con Becca, i loro padri sono fratellastri, ma, nonostante Becca sia cresciuta con la sua, anche se sbiadita, presenza accanto, John non può permettere che la ragazza ricordi cosa è successo in passato, non può permettere che i traumi infantili che ha rimosso tornino alla memoria, minacciando John e la sua libertà. Ha sempre cercato di proteggerla, ma quando la rivede a stretto contatto con Parker, non può più continuare a fare finta di nulla e rischiare la galera; lui è uno spirito libero, fa parte della notte, dell’aria, del fuoco e del vento, non potrebbe mai rimanere rinchiuso in una cella. 

Ed eccoci arrivati al terzo profilo: Parker.

Lui è un Investigatore della Omicidi, Polizia di Stato. È tornato a Portland per prendere in mano il caso del secondo corpo senza nome ritrovato nel fiume Darewell, ma non è più il ragazzo liceale di cui Becca era innamorata. Sì, Becca e Parker hanno un passato in comune, era il migliore amico della ragazza tanti anni prima e forse qualcosa di più e, quando si rivedono, entrambi si rendono conto di quanto si fossero mancati a vicenda. Anche se lo trova molto cambiato, per certi versi è il vecchio Parker che lei amava; per altri, il nuovo Parker poliziotto che detesta, perché le ricorda suo padre, sotto certi aspetti. In quel paese soffocato dalla paura e dominato dagli Scion, solo Becca può aiutarlo a fare luce sui due casi rimasti irrisolti e trovare, magari, quel legame nato tempo fa, a cui entrambi sono ancora legati.

“Gli abitanti di Portland, se sapevano fare una cosa, era guardare dall’altra parte, specie se la cosa non li riguardava, specie se c’entravano gli Scion.”
Il tempo scorre, a suo padre non rimane molto; se vuole risposte, deve fare in fretta. Scavare nel suo passato le farà capire tante cose su se stessa, ma la sua vita è in pericolo, John non può permettere che lei parli, che lei ricordi. Le servirà tutto il coraggio che ha in corpo per portare a galla la sua infanzia, gli angoli più bui del suo passato.



Ci troviamo davanti a un thriller psicologico complesso, narrato in terza persona, abbastanza inquietante e stomachevole, soprattutto inizialmente, intriso di romanticismo nostalgico. È geniale e ben strutturato e a ogni capitolo cresce la curiosità. La suspense arriva al picco, tanto da regalare il fiatone e il batticuore, grazie anche alla vivida narrazione e descrizione dei paesaggi: più di una volta mi sono immaginata lì, in mezzo a quei boschi, quelle foreste, di fronte a quel fiume testimone di tutto. Mi è sembrato di sentirlo parlare, di udirne i suoni, i segreti; la Katchur, con il suo stile ricco di metafore strabilianti, ha fatto sì che m’immedesimassi perfettamente con la storia. È un’autrice che terrò presente in futuro.
Tre profili e una sola storia intrecciata tra passato e presente, in cui misteri e traumi hanno dominato e plasmato il futuro. È stata molto abile anche in questo, la Katchur, nel giocare intelligentemente con i salti temporali; per questo vi mettevo in guardia: se decidete di intraprendere questa lettura, attenti a non farvi distrarre o potreste perdervi facilmente nei salti temporali. Il finale non me lo aspettavo, mi ha lasciato sorpresa per certi versi, con l’amaro in bocca per altri e accontentato le mie aspettative sotto altri ancora; ma, ripensando a tutta quanta la storia, devo dire che è abbastanza coerente. Se c’è qualcosa che non mi è andato giù? Sì, il ritmo, un po' lento nel tempo che il libro impiega per ingranare la marcia, ma tutto sommato lo consiglio, eccome!, agli amanti del genere. 

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